Personaggio Biomasse, allevamenti e produzione casearia: regna il concetto di circolarità
Dalle multinazionali alle… capre
È l’avventura imprenditoriale di Umberto Signorini in Monferrato
Nella ciclicità delle cose che caratterizzano nelle persone e nella società usi e i costumi, ma anche condizioni economiche, sociali e civili, si inseriscono anche le filosofie di pensiero e gli interessi che riguardano il mondo del lavoro. La seconda metà del secolo scorso registrò, tra gli altri, un importante esodo di forza, lavoro dalle campagne verso professioni di maggiore intelletto, sicurezza occupazionale e agio. Al fuggi fuggi di giovani e meno giovani, solamente la tenacia e la passione di pochi, malgrado mille difficoltà, preservò l’agricoltura dal completo abbandono. Un fenomeno che, a distanza di qualche decennio, si sta invertendo producendo un, seppur ancora contenuto, contro esodo che va ad integrarsi a un rinnovato interesse delle giovani generazioni (+mille occupati e +25% nuove aziende agricole nel 2017 a livello regionale). Si registrano sempre più marcati gli interessi di professionalità diverse che, a distanza di anni, lasciano tutto e scelgono attività legate all’agricoltura. Tra questi troviamo l’imprenditore milanese Umberto Signorini, che, raggiunta l’età della pensione, anziché dedicarsi al riposo, si è inventato un’attività, per certi aspetti, anche più impegnativa della precedente. Originario di Milano, Signorini, con la passione per le auto da corsa, dopo gli studi si era specializzato nel campo della consulenza del lavoro prima, per poi laurearsi ed esercitare la professione di commercialista. Vinse una borsa di studio della Johnson Wax negli USA, dove seguì un corso sui processi di lavorazione e risorse umane. In seguito maturò un’esperienza nell’informatizzazione dell’area amministrativa e del costo del lavoro presso la Citibank di New York. In breve tempo fece suoi i metodi e i sistemi informatici avanzati, trasferendoli in Italia dove, la situazione, era ancora ben lontana dalla dimensione d’oltreoceano. Certo i suoi, furono gli anni della crescita e, lui, lo fece in maniera esponenziale, se la si rapporta al relativamente breve arco di tempo che lo portò ad avere ben 700 dipendenti, 2mila aziende clienti (per le risorse umane) con circa 180 mila cedolini elaborati e oltre 2200 aziende (per contabilità), di cui 40 quotate in Borsa. Tra i principali clienti: Olivetti, Zanussi, Fiat e tutta la telefonia. Giunta l’età pensionabile dunque, Signorini decise di girare completamente pagina e, venduta l’azienda ad un Fondo nel 2013, maturò una sempre più spiccata sensibilità verso l’ambiente, contestualmente all’amore per il Monferrato, tanto da decidere di investirvi. Rilevò ad Occimiano e a San Michele (Alessandria), un impianto di biomassa alimentata da biogestato con un potenziale di 1 megawatt, sfruttato, ai tempi, solo per il 40% della capacità produttiva. Dall’entrata in possesso dell’impianto, la capacità produttiva salì velocemente al 100%, attingendo, oggi, dai 180 mila quintali anno di trinciato prodotti in circa 800 ettari di terreno (di proprietà, in affitto e compartecipazione). Signorini parla di principio della circolarità, di attività agricola integrata, di igiene e di pulizia, ma anche di azienda non delocalizzabile e di investimento nei giovani e nelle nuove professionalità. A corredo dell’impianto di biomassa, vivono e respirano ad Occimiano e a Lu due vivaci allevamenti caprini (1200 capre di razza Saanen da latte e 800 capretti), per la produzione di circa 700 mila litri di latte all’anno, oggi destinati alla Igor, (azienda leader nella produzione del Gorgonzola Dop), per ricavarne il Blu di Capra. Ma a breve, esiste già il progetto esecutivo che prenderà forma il prossimo mese di ottobre, ci sarà anche un caseificio interno l’azienda per la produzione di formaggi caprini. In azienda anche Signorini Junior, ossia Massimiliano, il figlio 41enne laureato in Legge, oggi impegnato nella realizzazione di un impianto diproduzione di Canapa Sativa destinata ad usi farmaceutici, curativi e cosmetici, oltre che al petfood, rifacendosi ai protocolli americani, dove ci sono aziende da 2/3 milioni di dollari l’anno di fatturato. Un progetto realizzato in collaborazione con l’Università che racchiude i principi del: creare l’idea imprenditoriale attivando tutti quei meccanismi in grado di accelerare il processo che porta all’impresa. Dalla metropoli alla campagna, padre commercialista e figlio avvocato si autoappellano oggi con orgoglio “agricoltori”.
Chiara Cane
Articolo tratto dal Monferrato del 22/06/2018