Quargnento (a.g.) – A settant’anni suonati, dopo aver fatto l’imprenditore a Milano, Umberto Signorini si è innamorato del Monferrato e nel 2013, dopo aver venduto tutto, ha deciso di rimettersi in gioco. Ma qui da noi è tutto un altro mondo, un altro, né meglio né peggio, dove però si può sempre fare impresa. E Signorini, grazie alla sua grande esperienza, unendo alla voglia di lavorare dei lombardi l’intelligenza degli imprenditori, s’è rimesso in gioco e ha deciso di realizzare una centrale a biomassa ad Occimiano. Oggi la centrale San Martino, così l’ha chiamata, è già il punto di riferimento nel settore tanto che sono venuti a visitarla quindici imprenditori del gruppo Agia (Associazione nazionale Giovani Imprenditori Agricoli della Cia) per vedere anche il meccanismo delle due reti di impresa agricole in via di definizione per i progetti di produzione di energia e vendita dei prodotti. Signorini attraverso la sua azienda che opera tra Quargnento, Occimiano, San Michele coi biodigestori di Occimiano e Alessandria, occupa quindici persone ed ha deciso di puntare sull’allevamento di capre, circa duemila capi, producendo 1.800 litri di latte ogni giorno. È un alfiere della teoria delle “Reti d’Impresa” applicata al settore del biologico e completata da innovazione e tecnologia. Il non più giovanissimo imprenditore, già milanese ed oggi monferrino, martedì ha tenuto un’interessante conferenza a Palazzo Monferrato ad Alessandria, presenti la sindaca Rita Rossa ed il presidente della commissione di controllo del Comune di Alessandria dottor Emanuele Locci, per spiegare che oggi un contadino deve essere un imprenditore capace, appunto, di fare rete. Le reti rappresentano uno strumento giuridico – economico di cooperazione fra imprese che, attraverso la sottoscrizione di un contratto, detto appunto “Contratto di Rete” si impegnano reciprocamente, in attuazione di un programma comune, a collaborare in forme ed ambiti attinenti le proprie attività, scambiando informazioni e prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica, e realizzando in comune determinate attività attinenti l’oggetto di ciascuna impresa. Signorini fa spiegato che lo scopo della rete si identifica nell’obiettivo di accrescere, individualmente e collettivamente, la capacità innovativa e la competitività sul mercato delle imprese partecipanti al progetto, quale ragione d’essere dell’aggregazione, nelle forme e nelle modalità definite dalle imprese stesse all’interno del contratto. Lo scopo è quello di accrescere la capacità innovativa e la competitività sul mercato sia delle singole imprese della rete che nel suo complesso, potendo cogliere opportunità e realizzare attività ulteriori rispetto a quelle raggiungibili individualmente, agevolando in questo modo i processi di aggregazione. A differenza dei distretti industriali – ha spiegato alla fine l’imprenditore milanese – nella rete è possibile coinvolgere imprese di luoghi e specializzazioni diverse, ma distretti e reti possono e devono collaborare e Umverto Signorini per l’attuazione del suo programma industriale si avvale appunto della collaborazione di Città del Bio di Torino e di Cia di Alessandria.
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